Parafrasando l’incipit di Anna Karenina si potrebbe dire: «Tutte le città felici si somigliano; ogni città infelice è invece disgraziata a modo suo». Trieste, felice e fortunata nel XIX secolo, lungo il Novecento è stata colpita da atroci vicende che hanno reso difficile la convivenza fra le popolazioni e le culture che l’hanno costituita.
“Trieste, forse, più di altre città, è letteratura, è la sua cultura”
Angelo Ara e Claudio Magris
Perciò, a Trieste più che altrove, alla letteratura è destinato un compito essenziale: costruire attraverso la pluralità delle voci degli scrittori una narrazione che la rispecchi. E se, come ha ripetuto ancora recentemente Boris Pahor, la letteratura è uno dei fattori decisivi della nascita delle identità culturali, la letteratura sarà per Trieste il luogo di questa rinnovata identità, plurale e coesa. Per far ciò bisognerà partire dai bisogni, non sempre consapevoli, del territorio: il bisogno di conoscere le storie di tutti i gruppi linguistici, quello di avere un luogo condiviso di memorie, come un museo letterario, quello di passeggiare attraverso luoghi che raccontano le storie di tutti, grazie agli itinerari guidati.