Al suo terzo appuntamento LETSpoetry, la serie di incontri sulla scrittura poetica contemporanea che mette al centro il fare poesia, ospita il pittore e poeta goriziano Ivan Crico.
A presentarlo al pubblico venerdì 11 aprile alle 18:00 in Spazio Forum di LETS sarà Luca Geroni, referente della Biblioteca comunale Quarantotti Gambini, in dialogo con Olmo Andrea Calzolari, curatore della rassegna, e Riccardo Cepach, responsabile di Museo LETS.
Pittore, restauratore, poeta, studioso di idiomi (anche scomparsi), traduttore e molto altro ancora, Ivan Crico, nato a Gorizia nel 1968 ma cresciuto nella bisiaca Pieris, dal 1989 trova una sua espressività poetica proprio nell’uso dell’idioma bisiàc. Nel 1992 inizia il suo duplice percorso, come artista e come poeta, e nel medesimo anno sue liriche e saggi trovano spazio nelle più importanti riviste italiane di settore. Nel 1999 fonda con Pierluigi Cappello “La barca di Babele”, collana che pubblica poeti di area friulana, veneta e giuliana. Intensa anche la collaborazione con Amedeo Giacomini, Mario Benedetti e Gian Mario Villalta, con il quale inizia a scrivere sulla rivista “Diverse lingue”. Vincitore del Premio Nazionale di Poesia Biagio Marin (2009) e del Premio Pascoli (2020), nel 2019 pubblica con Fondazione pordenonelegge e la casa editrice LietoColle l’antologia “L’antro siel del mondo” a cura di Elenio Cicchini e Nicoletta Vita, con un’introduzione di Giorgio Agamben.
Sabato 12 aprile alle 14 Ivan Crico condurrà il laboratorio di lettura e scrittura dal titolo “Volgar’eloquio” Le diverse lingue della poesia.
“L’italiano non era la mia lingua vera, seppure molto amata, e quindi tra le cose e i nomi che le definivano si apriva, per me, come una sorta di abisso incolmabile […]. Questi nomi li ritrovai nelle poesie di Pasolini. C’erano difatti, in quelle liriche, molti termini che avevo sentito ed anche adoperato nell’infanzia, ma soprattutto fu come se quelle parole, che per tanto tempo avevo voluto rimuovere, ritraessero alla perfezione i paesaggi da me tanto amati di queste terre di confine”.
Sull’onda della rivelazione della potenza del dialetto riscoperto leggendo Poesie a Casarsa di Pier Paolo Pasolini, il poeta friulano che scrive in “bisiàc e tergestino” guiderà i partecipanti nella sperimentazione di sconfinamenti espressivi verso lingue altre da quella abituale, dalle parlate vernacolari alle lingue straniere.
Il laboratorio è aperto a 15 persone. È necessario quindi prenotarsi scrivendo a lets@comune.trieste.it entro giovedì 10 aprile.