Imprese editoriali

Raramente l’editoria triestina evolve in industria. Più spesso rimane a livello di raffinato, coraggioso artigianato, esprime però figure straordinarie

L’import-export della letteratura

Dalle edizioni del Lloyd Austriaco alle contaminazioni di Bobi Bazlen

La tipografia del Lloyd

Trieste, 1842-1931

La Tipografia del Lloyd, terzo ramo d’azienda dopo quello navale e assicurativo, risponde all’esigenza pratica della compagnia di navigazione di stampare i propri bollettini, ma evolve ben presto stampando curate edizioni di classici e periodici indirizzati alla colta borghesia imprenditoriale triestina. Fra queste pubblicazioni le “Letture di famiglia” (1852-1862), primo esempio di rivista di varietà (novelle, poesia, notizie).
"Letture di famiglia", 1855 - coll. BC Hortis
"Letture di famiglia", 1855 - coll. BC Hortis
V.M. Corcos, Emilio Treves, 1907 - olio su tela Archivio Franco Maria Ricci
V.M. Corcos, Emilio Treves, 1907 - olio su tela Archivio Franco Maria Ricci

Emilio Treves

Alla tipografia del Lloyd muove i primi passi il triestino Emilio Treves, titolare di una delle più importanti case editrici italiane che pubblica i più grandi scrittori dell’epoca, benché rifiuti le opere del concittadino Svevo. Sempre dalla tipografia del Lloyd si sviluppa, nel 1922, L’Editoriale Libraria, che si specializza nel settore ragazzi, tanto da diventare in tempi più recenti leader delle settore in Italia.

Bobi Bazlen

Kafka, Kubin, Musil, Rilke, Brocj, Hölderlin. Ma anche Freud e Jung, e molta letteratura e filosofia dell’Oriente, dalla Vita di Milarepa all’I-Ching. Quali e quanti sarebbero i libri che gli italiani non avrebbero letto senza l’intervento di Roberto Bazlen, il “bracco letterario” dei principali marchi editoriali, da Einaudi alle Edizioni di Comunità di Olivetti, inventore con Luciano Foà della casa editrice Adelphi?

Roberto Bazlen, Fondo Bazlen di Luciano Foà - ph. © G. P. Calasso
Roberto Bazlen, Fondo Bazlen di Luciano Foà - ph. © G. P. Calasso
Anita Pittoni nella sua casa-studio – coll. BC Hortis

Anita Pittoni

Nipote di Valentino Pittoni, leader dei socialisti triestini, inizia una promettente attività di disegnatrice di moda, ottenendo successo a livello nazionale e internazionale. Poetessa e scrittrice in proprio, è nota soprattutto per la sua attività editoriale. Nel 1949 fonda la casa editrice Lo Zibaldone assieme a Giani Stuparich, cui è legata sentimentalmente, e a Luciano Budigna, poeta, critico e traduttore.

 

Le edizioni dello Zibaldone diffondono la letteratura triestina in Italia e all’estero. Oltre a Saba di cui pubblicano la raccolta Uccelli (1950) e il pamphlet Quello che resta da fare ai poeti (1959), stampano opere di Stuparich, di Giotti, documenti relativi alla vita di Svevo e rilancia opere legate al territorio: le Memorie del barone Sartorio (1949), le Riflessioni sul porto di Trieste di Antonio de Giuliani, l’opera su Vienna nel ‘400 di Enea Silvio Piccolomini.

Anita Pittoni, 1930 - coll. BC Hortis - ph. Wulz
Anita Pittoni, 1930 - coll. BC Hortis - ph. Wulz
Anita Pittoni, 1970 ca. - coll. BC Hortis
Anita Pittoni, 1970 ca. - coll. BC Hortis

Alla sua produzione letteraria, Anita Pittoni affianca una intensa attività di promozione culturale aprendo il suo salotto in via Cassa di Risparmio alle migliori intelligenze della città, lanciando giovani promettenti, fra cui Claudio Grisancich e Ugo Pierri, e arrivando a concepire, dopo la morte di Stuparich, un “centro studi” a lui intitolato che, se non fosse stato disperso, avrebbe rappresentato un archivio inestimabile.

Anita Pittoni, Ginnaste, dalla rivista, 1933 - coll. BC Hortis
Anita Pittoni, Ginnaste, dalla rivista, 1933 - coll. BC Hortis
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