L’altro mestiere

«Letteratura è una cosa che si vende e si compera» scrive Svevo. Ma a Trieste, città borghese votata al commercio, la letteratura è spesso merce di contrabbando spacciata sotto pseudonimo, vizio coltivato in clandestinità. A fare della letteratura un mestiere per guadagnarne anche in reputazione sono piuttosto scrittrici e giornaliste.
Pia Rimini > coll. BC Hortis

Gli irregolari della letteratura

Molti scrittori triestini sono degli irregolari, «cecchini isolati che conducono la loro battaglia da posizioni sparse e periferiche» (Ara, Magris, Trieste. Un’identità di frontiera). Spesso hanno per trincea la scrivania dell’ufficio dove sono impiegati: la banca e poi la ditta di famiglia per Svevo; l’archivio dell’ospedale per Giotti; la biblioteca per Marin e Quarantotti Gambini; la raffineria Aquila per Mattioni; la redazione giornalistica per Tomizza, Rosso, Cergoly; uno studio d’avvocato per Igo Gruden; una fabbrica di tappi di birra per Pino Roveredo.

Libreria Antiquaria Umberto Saba. Catalogo generale, 1931 > coll. BC Hortis
Libreria Antiquaria Umberto Saba. Catalogo generale, 1931 > coll. BC Hortis
Libero Poverelli (alias Giorgio Voghera), Come far carriera nelle grandi amministrazioni, 1959 > coll. BC Hortis
Libero Poverelli (alias Giorgio Voghera), Come far carriera nelle grandi amministrazioni, 1959 > coll. BC Hortis

La routine impiegatizia oltre allo stipendio garantisce un alibi di rispettabilità che la letteratura, considerata un vizio o indice di poca serietà, insidia: «Sono del tutto intento a diventare un buon industriale – scrive Svevo alla moglie nel 1902 – ma deve esserci nel mio cervello qualche ruota che non sa cessare di fare quei romanzi che nessuno vuole leggere». Per tacitare biasimo pubblico e frustrazioni, allo scrittore restano l’anonimato o un nom de plume.

Guida generale di Trieste, 1901. Commercio e professioni. Scrittori e scrittrici > coll. BC Hortis

Anonimi, pseudonimi

Se Svevo è recordman di pseudonimi, Giorgio Voghera si firma addirittura Anonimo o attribuisce al padre l’opera del suo ingegno narrativo. Gli elenchi di nomi e alias di “Scrittori e scrittrici” con accanto i recapiti anche telefonici si trovano nella sezione Commercio e professioni delle Guide della città. Le identità doppie sono socialmente le più fragili (tante le donne), in bilico sulla corda del perbenismo borghese. Del resto vivere di letteratura è un’impresa quasi disperata: perciò Umberto Poli, alias Saba, sceglie per trincea l’antro di una libreria. 552

«Sono più fiero della mia Libreria che del ‘Canzoniere’ […] perché è nata da un mio sforzo». Acquistata nel 1919, la libreria antiquaria di via San Nicolò è per Saba rifugio anche psicologico dalla violenza del presente. E poi i libri antichi si rivelano un buon investimento per il poeta libraio editore Saba: «forse li amavo […] come i ruffiani amano le belle donne: per venderle» (Storia d’una libreria, 1948).

Italo Svevo alla moglie Livia, 1896: «scuola vista dall’alto» > Museo Svevo - Fondo manoscritti
Italo Svevo alla moglie Livia, 1896: «scuola vista dall’alto» > Museo Svevo - Fondo manoscritti
Registro di classe di Boris Pahor, Licej Anton Martin Slomšek, 1972 > coll. Liceo Slomšek
Registro di classe di Boris Pahor, Licej Anton Martin Slomšek, 1972 > coll. Liceo Slomšek

Anche insegnare è commercio: Svevo, docente solo per soldi e pochi anni, battezza «mercante di gerundii» Joyce, che per campare dà anche lezioni private d’inglese. La scuola è spesso l’impiego preferito dagli scrittori perché, come ammette Giani Stuparich, per vent’anni professore del Ginnasio-Liceo italiano, «dava la possibilità di dedicarsi a quel lavoro letterario che urgeva dentro» (Trieste nei miei ricordi, 1948). Una condizione che accomuna Boris Pahor, docente di letteratura slovena e poi italiana dal 1953 al 1975 alle scuole superiori, Rebula e, in ambito universitario, Magris, Prenz.

Gli scrittori impegnati nella battaglia per la costruzione di una identità triestina non concepiscono la scuola solo come un comodo stallo che gli consente di scrivere, tutt’altro. Già nel 1913 Stuparich scrive da Praga al suo amico Slataper – che si trova ad Amburgo e che vuole vivere «indipendente dal la scuola ufficiale» – che, al contrario, vuole entrarci «come educatore» convinto che bastino pochi «nuovi professori» anche solo «due o tre per scuola» per diffondervi le idee che il loro cenacolo di scelti amici stava elaborando.

Lina Galli scrittrice e maestra, 1940 > coll. BC Hortis

Insegnanti, giornaliste, imprenditrici: le scrittrici triestine

Progettualità e intraprendenza contraddistinguono le donne della letteratura a Trieste. Ida Finzi alias Haydèe (1867-1946) è la pioniera del giornalismo femminile giuliano irredentista. Scrive molto per l’infanzia: il suo Allieve di quarta (1922) è il libro “Cuore” delle bambine. La sua amica Willy Dias (Fortunata Morpurgo 1872-1956), separata, da giornalista impegnata (firma per “Rivista d’Italia”, “Il Caffaro”, “L’Unità”) con lucidità manageriale sforna un’industria di bestseller che le frutta fama e soldi. Pia Rimini (1900-1945) chiacchierata ragazza madre, è autrice complessa che indaga la psiche femminile. Arriva al successo nel 1929 con la raccolta di novelle La spalla alata, testa a testa, nelle recensioni, con Gli indifferenti di Moravia. Ebrea per parte di padre, deportata, muore ad Auschwitz.

Haydee, Allieve di quarta. Il "Cuore" delle bambine, 1922 > coll. BC Hortis
Haydee, Allieve di quarta. Il "Cuore" delle bambine, 1922 > coll. BC Hortis
10 Willy Dias, Donne, 1935 > coll. BC Hortis
10 Willy Dias, Donne, 1935 > coll. BC Hortis
“Slovenka. Glasilo slovenskega ženstva”, n 1 (1897) > coll. NŠK
“Slovenka. Glasilo slovenskega ženstva”, n 1 (1897) > coll. NŠK

Marica Nadlišek (1867-1940, madre dello scrittore Vladimir Bartol) maestra, animatrice delle sale di pubblica lettura slovene, scrive di emancipazione (Fatamorgana, 1899) e dirige “Slovenka” primo giornale femminile triestino redatto da donne (1897-1902). Anita Pittoni (1901-1982), poetessa, designer, autrice, fondatrice e direttrice della casa editrice “Lo Zibaldone” e ideatrice del disperso “Archivio degli scrittori giuliani” persegue tenacemente la volontà di mantenere e divulgare l’identità culturale di Trieste italiana.

Condividi