1861
1874
Un'infanzia felicissima
Così Svevo definisce i suoi primi anni nel Profilo autobiografico, un curioso resoconto della sua vita scritto in prima battuta da un amico, il giornalista Giulio Cesari, e poi rivisto da Svevo stesso.
Nasce a Trieste il 19 dicembre del 1861 in una casa nella zona commerciale, ma la famiglia si trasferisce presto all’Acquedotto (l’odierno viale XX settembre) la via dei cinema, dei teatri e dei caffè, dove il padre Francesco Schmitz, commerciante in vetrami, e la madre Allegra Moravia crescono gli otto fratelli Schmitz in un clima che ci viene descritto generalmente sereno anche da Elio, fratello minore di Ettore, suo primo ammiratore e biografo.
1874
1878
Gli venne l'idea di divenire uno scrittore
Il Diario di Elio, oltre a ricostruire la vicenda famigliare, rappresenta un’insostituibile fonte di notizie sul periodo che i fratelli Schmitz trascorrono presso il collegio tecnico-commerciale di Segnitz, in Baviera, dove il giovane Svevo scopre la sua passione per il teatro, primo e mai dimenticato amore, e per la letteratura, contrassegnato dalla nota del fratello «gli venne l’idea di divenire uno scrittore». Il filtro della lingua e della cultura tedesca non solo indirizza le sue letture – Goethe, Schiller, Heine, Richter, Schopenhauer – ma dà un carattere alla sua personalità, integrato in seguito dagli apporti della letteratura italiana: nasce così la doppia anima di “Italo Svevo”.
Italo Svevo ritratto dall’amico Umberto Veruda, 1892 > MS – Fondo fotografico
1878
1893
Una bohème confortevole
Al rientro da Segnitz, a causa delle difficoltà finanziarie del padre, Svevo è costretto a impiegarsi presso la Banca Union. Nel tempo libero frequenta la Scuola Superiore di Commercio Revoltella, presso la quale in seguito sarà impiegato come insegnante, scrive i primi articoli per «L’indipendente», frequenta i circoli artistici e intellettuali della città e stringe amicizia con il pittore Umberto Veruda. Il lavoro di corrispondente con l’estero presso la banca diviene l’ambientazione del suo primo romanzo, Una vita, pubblicato a Trieste dall’editore Vram alla fine del 1892 (ma con impressa la data 1893).
1893
1901
Una precoce Senilità
Il rapporto con Veruda è uno degli elementi su cui si basa il secondo romanzo sveviano, Senilità, uscito nel 1898. Al centro della vicenda c’è la relazione del protagonista, il borghese Emilio Brentani, con una solare ragazza del popolo, Angiolina Zarri. La storia d’amore e di gelosia è ispirata al rapporto di Svevo con tale Giuseppina Zergol, ma ricorda da vicino anche alcuni tratti del fidanzamento con la cugina Livia Veneziani, nipote di Peppi Moravia, fratello della madre di Svevo, Allegra. In seguito al matrimonio con Livia nel 1896, da cui nasce la figlia Letizia, Svevo entra nel colorificio della famiglia dove lavorerà per il resto della sua vita.
1902
1918
Il mercante di vernici e il mercante di gerundii
L’insuccesso di Senilità, che replica il sostanziale silenzio che aveva accolto Una vita, e i nuovi impegni lavorativi portano Svevo a un progressivo allontanamento dalla pratica delle letteratura, «ridicola e dannosa cosa», ma comportano anche nuove esperienze. I continui viaggi di lavoro presso le sedi della ditta a Murano e soprattutto a Londra, gli offrono nuovi apporti culturali. A Trieste incontra lo scrittore esule James Joyce, insegnante di inglese, e quindi “mercante di gerundii”, secondo la definizione dello stesso Svevo, con il quale instaura un duraturo e proficuo rapporto che prosegue fino allo scoppio della guerra, quando l’irlandese si allontana per riparare a Zurigo.
1919
1925
Gli anni di Zeno
Durante il conflitto Svevo e la moglie rimangono da soli nella grande villa a gestire la fabbrica che le autorità austriache finiranno per chiudere. In questo periodo maturano i molti apporti che Svevo ha avuto negli anni precedenti, non ultimo quello della psicanalisi di Sigmund Freud, che per un periodo ha come paziente il cognato Bruno Veneziani. Dopo il passaggio di Trieste all’Italia, prende corpo La Coscienza di Zeno, pubblicata nel 1923, l’opera che, dopo un avvio dolorosamente stentato, è destinata a dare finalmente a Svevo il giusto riconoscimento dei suoi meriti artistici.
1926
1928
Gli anni di Svevo
È solo negli ultimi due anni della sua vita che, grazie al sostegno di personalità come Joyce che a Parigi lo mette in contatto con i più influenti critici francesi, e di Eugenio Montale che attraverso la mediazione di Bobi Bazlen si interessa dell’opera del triestino, il nome di Svevo emerge come quello di uno dei più rivoluzionari scrittori della sua epoca. Il successo, sancito da eventi celebrativi a Firenze e a Parigi, da una nuova edizione di Senilità e dalla pubblicazione di alcune novelle, illumina l’ultima parte della vita di Italo Svevo che muore il 13 settembre del 1928 per le conseguenze di un incidente stradale.