Letteratura di viaggio

Trieste come luogo di partenza o di arrivo. Sguardi da fuori sulla città e sguardi dalla città verso l'Oriente - vicino come i Balcani o lontano come l'India - l'Occidente europeo, il Sud o il Nord - sì - fino ai Poli.
Albert Rieger, Il Canale di Suez, 1864 – olio su tela / coll. Civico Museo Revoltella

L'Oriente

Il prototipo del viaggiatore ottocentesco – avventuroso, instancabile, curioso – è senz’altro l’inglese Sir Richard Francis Burton, che arriva a Trieste dopo una vita di peregrinazioni in tutto il mondo e vi rimane fino alla morte. Del suo Viaggio a Medina e a La Mecca del 1853, travestito da arabo, ha parlato tutta Europa e così delle sue spedizioni alla ricerca delle sorgenti del Nilo. Ma sono celebri anche i suoi libri dedicati all’India e al Pakistan, da lui conosciuti in gioventù come arruolato della Compagnia inglese delle Indie Orientali, al Nord e al Sud America, all’Islanda, all’Africa Equatoriale.

All’Egitto dedica invece un prezioso e dettagliato diario di viaggio (1861-1862) il barone Pasquale Revoltella, azionista del canale di Suez che lascia alla città di Trieste il suo palazzo e l’ingente patrimonio. La spiritualità dell’antico Egitto, unita alle suggestioni di altri credo e tendenze spirituali, si ritrova nel poema L’aurora boreale di Theodor Daübler, bohémien e girovago, che in anni di vagabondaggi in Grecia e nel vicino Oriente sviluppa la sua originale poetica.

Sopra:

Teste e acconciature dei beduini e dei wahabiti / Richard F. Burton, A personal Narrative of a Pilgrimage to El-Medinah and Meccah, coll. BC Hortis
Teste e acconciature dei beduini e dei wahabiti / Richard F. Burton, A personal Narrative of a Pilgrimage to El-Medinah and Meccah, coll. BC Hortis

Da Nord a Sud

Antonio Snider Pellegrini, La création et ses mystères dévoilés con nota di possesso / MS-Biblioteca
Antonio Snider Pellegrini, La création et ses mystères dévoilés con nota di possesso / MS-Biblioteca
Alla dimensione dell’esplorazione e dell’avventura appartiene l’esperienza di Carl Weyprecht, triestino d’adozione, protagonista e cronista della spedizione austroungarica al Polo Nord del 1872- 1874, composta prevalentemente da marinai dell’Adriatico che fra loro parlano in italiano e in dialetto. Weyprecht è ricordato anche per aver istituito l’Anno Polare Internazionale 1882-1883 in cui prendono avvio i primi progetti collaborativi di ricerca scientifica che diventeranno un’altra delle eccellenze di Trieste.
In direzione opposta si dirige Domenico Lovisato, istriano legato a Trieste tanto da aver voluto essere sepolto con la bandiera alabardata. Fallito l’obiettivo di una spedizione in Antartide, nel 1881 compie una lunga esplorazione della Patagonia descritta in una serie di diari ora conservati presso i Civici Musei di Storia e Arte di Trieste. In una delle sue pagine, a lungo inedita, Lovisato anticipa una teoria della deriva dei continenti che era già stata ipotizzata da un altro viaggiatore e letterato triestino, Antonio Snider Pellegrini, fin dal 1859!

Da Fuori a Dentro

Trieste entra nelle descrizioni dei grandi avventurieri settecenteschi, come Giacomo Casanova, che qui soggiorna fra il 1772 e il 1773, e Lorenzo da Ponte, il librettista di Mozart. La ritroviamo nelle descrizioni dei viaggiatori romantici impegnati nel Grand Tour e nelle carte di molti diplomatici scrittori. Nel 1874 soggiorna a Trieste lo scrittore e disegnatore francese Charles Yriarte che in seguito dà alle stampe una vivace guida intitolata Trieste e l’Istria in cui dichiara di voler far conoscere una città sconosciuta ancora a molti, ma in forte espansione.

Trieste o del nessun luogo (2001) è il racconto di una città diversa da ogni altra, forse indefinibile, in cui l’autrice Jan Morris si rispecchia, ritrovandovi la mutevolezza della sua stessa vita. Giunta a Trieste come ufficiale dell’esercito inglese nel 1945 vi torna più volte, dopo la transizione, come la donna che sentiva di essere. La sua descrizione è diventata in qualche modo paradigmatica dei tentativi di raccontare l’inafferrabile Trieste, cui appartiene anche il più recente La città celeste di Diego Marani (2021), romanzo di formazione e dichiarazione d’amore alla città.

Jan Morris ph. Getty Images
Jan Morris ph. Getty Images

Da Dentro a Fuori

Libri di viaggio sui generis sono le guide di Trieste scritte dai triestini: da Tre giorni a Trieste, curata tra gli altri dal Barone Revoltella nel lontano 1858, a Trieste di Silvio Benco del 1910, fino alla “Guidina di Trieste di Corrado Premuda (2020), pensata soprattutto per i giovani lettori. Più autoriali e personali Trieste sottosopra di Mauro Covacich (2006), che ci mostra il lato edonistico dei triestini, mentre Trieste selvatica di Luigi Nacci (2019), attraverso la voce di poeti e scrittori, ci suggerisce il legame di Trieste con il Carso selvaggio che l’abbraccia.

Altre opere di Nacci, cantore della viandanza, ossia della pratica di viaggiare a piedi nei territori per meglio conoscerne le popolazioni, la storia e le caratteristiche, ci introducono a una serie di libri triestini che, fedeli a questa ispirazione, raccontano viaggi lenti: a piedi, in bicicletta, al massimo in treno o in battello. Sono le lunghe esplorazioni a metà fra il diario e il reportage di Paolo Rumiz, noto giornalista e corrispondente delle guerre balcaniche, o le goliardiche avventure ciclistiche raccontate da Diego Manna.

Migranti in partenza da Trieste negli anni ’50 / gentile concessione

A bordo!

Con l’apertura del Canale di Suez, nel 1869, Trieste diviene la porta d’Oriente che apre al Mar Rosso, Africa, India, Cina e Giappone. Lloyd Austriaco (poi Lloyd Triestino), Tripcovich, Austro-Americana e Cosulich sono le compagnie protagoniste di questa avventura che, nel Novecento, comprende anche le direttrici delle Americhe, Australia e Israele, non sempre per diporto.

Sopra:

Migranti in partenza da Trieste negli anni '50 / gentile concessione
Migranti in partenza da Trieste negli anni '50 / gentile concessione

Solcano gli stessi mari, infatti, i facoltosi turisti alla scoperta di destinazioni esotiche e i migranti spinti dalle necessità economiche o dalle persecuzioni. Negli anni Venti e Trenta, Trieste è una delle “Porte di Sion” da cui passano gli ebrei diretti a costruire il nuovo stato d’Israele, un’esperienza che troviamo descritta nei libri di Giorgio Voghera Quaderno d’Israele (1967) e Carcere a Giaffa (1969).

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