Firenze
Per gli scrittori triestini di lingua italiana, Firenze è la patria delle lettere, il luogo di una prima “redenzione”: quella linguistica promessa dalle acque dell’Arno in cui risciacquare, come Manzoni, i panni letterari sporchi di forestierismi e dialettismi. A essa avrebbe dovuto far seguito quella politica che avrebbe portato Trieste, la città “irredenta”, a unirsi con la madre patria italiana.
Ma Firenze fra Otto e Novecento è anche un vivace e battagliero laboratorio culturale, letterario e artistico che si sviluppa e trova un terreno di scontro nelle riviste: dal “Marzocco” alla “Voce” a “Lacerba”, i triestini – Slataper, Stuparich, Saba, Giotti, Marin, Däubler e altri – sono spesso protagonisti di queste pagine.
Lubiana
I triestini di lingua slovena volgono lo sguardo a Lubiana, oggi capitale della Slovenia. Il legame fra i due centri è evidente nella biografia dei principali intellettuali sloveni: a Trieste si forma Primož Trubar, il padre della letteratura slovena che a Lubiana diviene predicatore protestante. A Trieste, nel 1747 nasce Žiga Zois che a Lubiana dà vita all’Illuminismo sloveno.
Sono soprattutto scrittori delle generazioni successive che si indirizzano a Lubiana come alla capitale culturale del mondo sloveno. Ci vanno a completare i loro studi Srečko Kosovel e Vladimir Bartol. Così fa anche Fulvio Tomizza che dopo aver studiato a Capodistria e a Belgrado collabora a Lubiana con il regista František Čáp alla realizzazione del film Attimi decisivi, presentato alla Mostra di Venezia nel 1955. Dal 2015 Lubiana fa parte del network delle Città Creative UNESCO per la Letteratura.
Praga
Oltre a Perutz e a Kafka, che alle Generali di Trieste non arriva mai, da Praga giunge anche Rainer Maria Rilke. Nei suoi racconti giovanili Rilke affronta il problema di una città divisa in due gruppi etnici e linguistici, tedeschi e cechi. Una questione che apparenta Praga a Trieste e di cui si occupa anche Giani Stuparich nel suo saggio La Nazione Ceca.
Dublino
Anche Dublino è percepita dagli irredentisti come una città analoga a Trieste, oppressa da una dominazione straniera. Per questo fra il 1907 e il 1912 “Il Piccolo della Sera” ospita nove articoli di James Joyce dedicati alla lotta dell’Irlanda per l’indipendenza dal Regno Unito. Ma Joyce non è l’unico scrittore di Dublino a vivere a lungo a Trieste. Prima di lui ci passa molti anni un altro irlandese, il console Charles Lever.
Scrittore di un certo successo, concorrente di Charles Dickens, anche Lever ha dipinto la sua città natale con ironia e affetto e ha inserito alcuni ricordi triestini nel That Boy of Norcott’s. Infine Joyce non è nemmeno l’unico “J. Joyce” ad aver vissuto qui: nel 1850 un misterioso viaggiatore che si chiama così pubblica a Trieste Recollection of the Salzkammergut, Ischl, Salzburg, Bad Gastein with a Sketch of Trieste. Settant’anni più tardi Italo Svevo ne chiede notizie allo stesso James Joyce che non ne sa nulla.