Fulvio Tomizza
Lo scrittore che della frontiera si è detto cittadino cercando di unirne le anime
Nato a Giurizzani, frazione di Materada, in Istria, trascorre un’infanzia difficile a causa delle tensioni che agitano la sua terra negli anni del fascismo e della Seconda Guerra Mondiale. Rimane a lungo a vivere nella Jugoslavia comunista, si diploma a Capodistria e prosegue gli studi a Belgrado. Solo quando, con il Memorandum di Londra del 1954, l’Istria passa alla Jugoslavia, si trasferisce a Trieste, giornalista alla RAI.
Il suo esordio da romanziere è dedicato al dramma della popolazione istriana: Materada (1960), La ragazza di Petrovia (1963) e Il bosco delle acacie (1966), compongono la cosiddetta “Trilogia istriana” e costituiscono una sorta di epica contadina il cui tema costante è la perdita d’identità dei profughi al centro di complessi intrecci geopolitici, istituzionali e ideologici che sconvolgono l’antica sapienza e l’arte del vivere di una comunità.
I “romanzi triestini” approfondiscono la storia e la cultura slovene a Trieste: L’amicizia (1980), Gli sposi di via Rossetti (1986), Franziska (1997) e La visitatrice (2000) sono affollati di personaggi storicamente accertati che spesso parlano la loro lingua. Vero e proprio romanzo storico, o saggio romanzato, è Il male viene dal Nord (1984) dedicato al vescovo di Capodistria Pier Paolo Vergerio, che si fece protestante.
Istriani, fiumani, dalmati
"Il peschereccio, schiacciato dal peso di quell’umanità fuggitiva, levò le ancore […]. Quando si ridusse a un grigio puntolino nell’azzurro, capii che il mio esilio era davvero incominciato."
Enzo Bettiza, Esilio (1996)
Pier Antonio Quarantotti Gambini
Scrittore, giornalista e bibliotecario, studia al liceo italiano di Capodistria e si laurea in giurisprudenza a Torino. Durante la Seconda Guerra Mondiale, diventa direttore della Biblioteca Civica di Trieste e negli anni successivi dirige l’emittente Radio Venezia Giulia, per mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica sul dramma degli esuli istriani. Nel 1998 la città di Trieste gli dedica la Biblioteca comunale di pubblica lettura.
Il titolo L’onda dell’incrociatore, con cui vince il premio Bagutta nel 1948, è un’intuizione di Umberto Saba che dà così unità alla vicenda di canottieri adolescenti alla scoperta della sessualità, caratteristica che coinvolge anche altre sue opere come La calda vita (1958) e I giochi di Norma 1964). In Primavera a Trieste: ricordi del ‘45 (1951) racconta i quaranta giorni di controllo jugoslavo di Trieste, liberata dai nazifascisti ma oppressa da violenze e vendette.
Renzo Rosso e Franco Vegliani
La dura spina (1963) di Renzo Rosso – altro titolo sabiano – è ambientato anch’esso a Trieste nel violento 1945, mentre L’adescamento (1959) mette in scena la distanza, ma anche l’attrazione, fra le due anime della città, fino ad un epilogo tragico. Nel romanzo emblematicamente intitolato La frontiera (1964) di Franco Vegliani, alla «frontiera» fisica si aggiunge quella temporale, in un gioco di rimandi e di specchi fra l’epoca asburgica e l’era fascista in Dalmazia.
Marisa Madieri
Marisa Madieri, fiumana di origine ungheresi, esplora il tema del difficile recupero della memoria dell’infanzia segnata da una lacerazione grave e traumatica. Nel suo romanzo in forma di diario Verde acqua (1987) i ricordi fanno rivivere la bambina che non capisce la crescente ostilità degli adulti. Al ricordo fa da contrappunto il presente triestino, la quotidianità condivisa con i figli ed il marito Claudio Magris.
Linea di demarcazione del TLT – ph. Adriano De Rota > coll. Fondazione CRTrieste c/o Fototeca CMSA