Stelio Mattioni
Trieste, 1921 - 1997
Storia di Stelio, raffinato in raffineria, sognatore di personaggi di fumo
Nato poeta (La città perduta, 1956), è quasi naturale che Mattioni, che ama e frequenta la Trieste letteraria della sua epoca, alla morte di Saba decida di scriverne una biografia. Nel 1960, durante la prima raccolta dei materiali e delle testimonianze per la Storia di Umberto Saba (che uscirà appena trent’anni dopo, nel 1989, a testimonianza della difficoltà dell’impresa) incontra Bobi Bazlen. È l’inizio di una lunga amicizia e della sua carriera di narratore.
Il sosia, Il richiamo di Alma e Dove
Dopo i racconti riuniti in Il sosia (1962) che esce per l’editore Einaudi, Mattioni pubblica con la Adelphi – che continua a seguire le intuizioni di Bazlen – una serie di romanzi. Fra questi Il richiamo di Alma (1980) finalista al premio Campiello. La vita di Mattioni si divide fra scrittura e impiego presso la raffineria L’Aquila, in cui è entrato ancora prima di aver servito l’esercito in Africa, esperienza che dà corpo al romanzo Dove del 1984.
Tululù e Memorie di un fumatore
Ormai protagonista della vita culturale di Trieste, fra il 1981 e il 1985 è direttore dell’emittente locale Tele4, scrive per la RAI e per la compagnia dialettale l’Armonia. Alla sua morte lascia molti inediti, alcuni pubblicati di recente: Tululù (che in dialetto significa persona semplice, ingenua) esce nel 2002 per Adelphi, seguito nel 2009 da Memorie di un fumatore. In anni recenti è stata ripubblicata anche la biografia di Saba.
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Mittel-welt
Fra le Ande e il Carso, il basso e l’alto, la prosa e il verso: il mondo di mezzo di una generazione sospesa
Juan Octavio Prenz
Ensenada, 1932 – Trieste, 2019
Né ali né radici: la poesia di Prenz attraversa gli oceani senza zattere di metafore
Figlio di istriani emigrati in Argentina, con l’ascesa della dittatura militare e l’impossibilità di manifestare liberamente idee democratiche, nel 1975 ritorna a Belgrado, dove ha già insegnato all’università negli anno ’60, e quindi a Trieste. Scrive sempre in spagnolo ed ottiene riconoscimenti internazionali che lo portano a conoscere poeti e scrittori come Borges, Neruda, Andrić, Gordimer. A Trieste, in particolare, stringe amicizia con Claudio Magris.
Con Magris e Roveredo
Crede nell’interculturalità – tanto da essere fra i promotori, a Trieste, di un corso universitario così intitolato. Nei suoi romanzi ironizza sui rischi della modernità e del conformismo: La favola di Innocenzo Onesto decapitato (1990) mostra come combattere il grave problema sociale del riso e Il signor Krek (2006) come garantirsi la sicurezza ma a discapito della libertà. La sua ultima opera, emblematica, si intitola Solo gli alberi hanno radici (2013).
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Pino Roveredo
Trieste, 1954 – 1923
Dal silenzio alla parola: la testardaggine poeta di una vita in salita, a capriole
La Trieste Mitteleuropatica
Irriverenti, ironici, schivi, appartati, dissacranti per amore e per forza: sono i poeti della “generazione di mezzo”
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